Anno XV     
Foglio informativo per i soci
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I Quartieri


I toponimi dei quartieri richiamano alla memoria le particolari vicende dei luoghi o degli edifici, generalmente di culto, che ne hanno costituito il punto emergente, come i quartieri di S. Vincenzo, del Carmine, della Madre Rivinusa, del Roccazzo, di S. Nicolò, che si distendono ai piedi del Castello. Il quartiere Purgatorio, ad esempio, prende il nome da una chiesa dedicata alle Anime Purganti. Di fronte vi era la chiesa di S. Antonio Abate, fondata in epoca normanna. Alle sue spalle, quello che un tempo era il quartiere arabo (Rabah). Il tratto di Mistretta circoscritto fra via Libertà, piazza Vittorio Veneto e piazza Dogali, è il "cuore" della città, comprendendo la Chiesa Madre dedicata a Santa Lucia (edificio esistente già nel secolo XII e completato nel Rinascimento), e le chiese di S. Sebastiano e S. Francesco. Il quartiere S. Caterina, intitolato alla martire alessandrina, annovera diversi rioni: "A Nivera", perché durante le nevicate invernali vi si raccoglieva la neve gelata da mettere in vendita; "L’acqua ramata", per l’acqua ramosa che sgorga dalle sue fontane; "U risittaculu", sede dell’acquedotto comunale; "A maredde", ovvero la strada che porta alla "Santuzza", ossia la chiesetta dedicata appunto “a Maria”. In questo quartiere di S. Caterina, si ammirano palazzi a due o tre piani, con portali, balconi e finestre decorati, dove l’occhio attento può avvertire il passaggio dalle forme barocche allo stile neoclassico. Sono i palazzi della nuova urbanizzazione che si rafforza nel Sei-Settecento e si consolida nell’Ottocento con il quartiere Saddio, che con i suoi dodici palazzi testimonia l’elevato reddito dei residenti appartenenti all’alta borghesia. Dai quartieri più arroccati, quindi, la città si espande nei luoghi più accessibili. Il tessuto urbano si articola in ampie vie rettilinee. Le strade principali divengono acciottolate; due fasce di basolato rendono più agevole e spedito il transito dei carri che trasportano le merci per le fiere che si tengono fuori dalla porta S. Caterina. Nel quartiere di S. Biagio, troviamo "U munte" e "U palo. I toponimi ricordano "u munte" dei Pegni e "u palo" al quale in epoca saracena, si impiccavano i condannati a morte. Nel quartiere di S. Giovanni la presenza della via Ughetti, ossia "U ghetto", fa ipotizzare la presenza di una comunità ebraica, la stessa tipologia delle abitazioni sembra confermare tale tesi. Nel quartiere di S. Giuseppe è possibile trovare il cosiddetto "ospedale vecchio” opera cinquecentesca del benefico finanziatore Filippo Pizzuto. Gli ospedali fornivano un prezioso servizio sociale, impegnati a curare malanni e pestilenze. La vita materiale emerge nel rione Petra Pilata (pietra viva) del quartiere del SS. Rosario, per la presenza delle pietre del lavatoio utilizzate dalle donne di casa sino alla fine dell’Ottocento. Come dire: la città dell’arte e del quotidiano.
                                                                                                                          Fonte: www.celeste-ots.it
                                                                                                                                                                   Testo: Walter Bertrand


Fontana "Palo"




Via Ughetti